LORENZO PERRONE CELEBRA DANTE - Sergio Risaliti, 2013

L’ombra gessosa del libro offre il destro a poesie visive tridimensionali, immagini plastiche poeticamente suggestive.
Lorenzo Perrone celebra Dante e il suo maggior poema non discostandosi troppo dal suo più consueto modus operandi. Solitamente crea dei libri-scultura che come caratteristica formale ed espressiva (un’espressività però silenziosa, attutita, appena sussurrata) hanno quella di essere libri bianchi: ovvero libri-oggetto realizzati bagnando nel gesso i vecchi volumi trovati nei mercatini, abbandonati per strada, o regalategli dagli amici.
Il gesso li trasforma in calchi di un’idea che si è sovrapposta al testo primario (ormai inutilizzabile, sepolto sotto lo strato di gesso). L’idea è solitamente un lampo poetico, dietro cui si nasconde una riflessione sulla vita, il mondo, la natura, la cronaca, gli affetti umani.
L’ombra gessosa del libro offre il destro a poesie visive tridimensionali, immagini plastiche poeticamente suggestive, ottenute sempre con la carta o altri materiali dipinti rigorosamente col gesso diluito nell’acqua. Quegli oggetti aggiungono un significato al libro di gesso il quale, senza il ready- made, sarebbe un libro senza titolo e senza testo.
Nel caso odierno gli oggetti – una sfera fatta di piccoli libri, una scatoletta di latta, un teschio, una moltitudine di matite, una sfera di filo metallico con punte acuminate, un gruppo di pagine che scappano svolazzanti dal libro che le contengono, – funzionano di per sé poeticamente, ma possono anche essere associati a precisi momenti della vita.
I titoli assegnati dall’autore ai singoli lavori aiutano a ritrovare se stessi, fonte inesauribile d’ispirazione: Dissidenti, la selva oscura, il libro galeotto di Paolo e Francesca, il cielo stellato che appare a Dante e Virgilio all’uscita dall’Inferno, il fuoco della purificazione, il memento mori che riassume la condanna eterna dei peccatori. La poesia dell’arte rinasce dalla sepoltura di un libro: dal sepolcro della cosa fiorisce un pensiero poetante che nelle forme oggettuali di un’arte poverissima procede alla ricer ca di una spiritualità tanto radicale quanto purificata. Confezionando i suoi libri bianchi, Perrone continua a interrogare la vita quotidiana, e trova nuove forme atte a raffigurare situazioni chiave dell’inesauribile poema dantesco
Nel caso odierno gli oggetti – una selva di elementi metallici verticali acuminati, un macigno, un sedicesimo di pagine svolazzanti, un teschio, una costellazione di piccole luci, un volumetto adagiato su un cuscino – funzionano di per sé poeticamente, ma possono anche essere associati a precisi passaggi della Divina Commedia. I titoli assegnati dall’autore ai singoli lavori aiutano a ritrovare i versi della Commedia, fonte inesauribile d’ispirazione: la selva oscura, il libro galeotto di Paolo e Francesca, il cielo stellato che appare a Dante e Virgilio all’uscitadall’Inferno, il fuoco della purificazione, il memento mori che riassume la condanna eterna dei peccatori. La poesia dell’arte rinasce dalla sepoltura di un libro: dal sepolcro della cosa fiorisce un pensiero poetante che nelle forme oggettuali di un’arte poverissima procede alla ricer ca di una spiritualità tanto radicale quanto purificata. Confezionando i suoi libri bianchi, Perrone continua a interrogare la Commedia, e trova nuove forme atte a raffigurare passaggi chiave dell’inesauribile poema dantesco