NELLE MANI DI LORENZO PERRONE IL LIBRO PARLA UNA LINGUA STRANAMENTE SILENZIOSA - Vittoria Broggini, 2011

Con un gesto di azzeramento, egli cancella dalle pagine ogni traccia di scritto per poi fissarle, mediante l’uso del bianco, in una sorta di forma eterna.

L’artista del libro ha una grande esperienza: la sua formazione non a caso è stata alla Scuola del Libro di Milano, luogo prestigioso di tradizione e lavoro nel campo della grafica, dell’editoria e della tipografia, la cui eccellenza è frutto dell’insegnamento di artisti come Albe Steiner, Luigi Veronesi, Bruno Munari, Enzo Mari, e di critici storici come Mario De Micheli.
Qui trova radice la carriera di Lorenzo Perrone come art director nel mondo della comunicazione pubblicitaria internazionale. La stessa radice che, senza contraddizione, ha dato luogo ad un percorso creativo libero dalla funzione e dalla funzionalità della comunicazione diretta, trovando la via nel lavoro artistico dei libri. Qui l’artista parte dalla negazione di un “codice” e su questo costruisce universi di significato e possibilità di relazioni.
Con un gesto di azzeramento, egli cancella dalle pagine ogni traccia di scritto per poi fissarle, mediante l’uso del bianco, in una sorta di forma eterna.
Il libro, oggetto affascinante e simbolico, viene ricondotto al suo significante e, attraverso il processo artistico di riduzione, ritrova la sua forma e le possibilità di significato al di là della parola scritta. Il linguaggio diviene allora quello delle superfici, delle pieghe, dei volumi, dei vuoti e dei pieni, dei prolungamenti e degli innesti che trasformano il libro in scultura.
Perrone opera per uno spostamento della percezione dalla dimensione semantica a quella simbolica, e questa riconfigurazione viene spesso affidata alla composizione tra il libro ed oggetti apparentemente estranei. Il volume del libro viene plasmato, aperto e traslato verso un accentuato simbolismo in cui le suggestioni tattili e sensoriali si amplificano, come le associazioni tra segni e immaginari differenti.
Valga un esempio fra tutti: “Crocifissione”. Qui il libro diviene tavola bianca, verticale, ed è percorso dal movimento ondulatorio minimo delle pagine che lo ricoprono come un sudario. Su questa superficie immobile e candida si innestano tre chiodi. Da questa semplicità del gesto e puntualità del segno erompe un intenso dolore, che nella potenza del bianco trova la possibilità sia di estendersi nello spazio sia di trasformarsi in energia.